Il nostro Clinic di Natale a Saragozza con Adrián Sanguino

Adrián, cosa significa per te essere allenatore dei portieri?

Che bella domanda! Ti risponderei che è uno stile di vita. Alla fine, sia dal punto di vista lavorativo sia sportivo, sono circondato 24 ore su 24 da portieri e portiere. Quando mi dicono: “Prova a staccare”, è semplicemente impossibile. È un’abitudine che inizia appena ti svegli; per quanto riguarda il finire… lo lasceremo in secondo piano!

Per farti conoscere meglio dal pubblico: qual è il tuo curriculum sportivo? 

Metterei l’accento sul calcio formativo. Indipendentemente dall’aver lavorato in categorie come 1ª RFEF, 2ª RFEF e 3ª RFEF, la scuola Football Emotion Academy è forse quella che mi fornisce quella “pillola” di cui ogni allenatore dei portieri ha bisogno.

Dal tuo punto di vista di coordinatore, come valuteresti il Clinic di Natale svolto a Saragozza?

Molti partecipanti ripetono dalle edizioni precedenti e conoscono già la dinamica degli allenamenti, ma ci ha sorpreso molto positivamente la voglia di lavorare degli allievi. La qualità delle sessioni è stata eccellente. Quando finivamo, tutto lo staff tecnico ne parlava e le valutazioni erano molto positive. Mantenere il ritmo di lavoro fino all’ultimo giorno (quando le forze iniziano a venir meno) è stato un punto di svolta.

Com’è stata la struttura e il lavoro svolto nel Clinic? Raccontaci i retroscena per conoscere meglio la sede di Saragozza.

Abbiamo alle spalle molti eventi e ogni allenatore sa quale funzione svolgere. Abbiamo il privilegio di poter contare su personalità diverse nell’insegnamento sportivo e credo che questo dia un valore aggiunto al Clinic. Alla fine cerchiamo un equilibrio tra lavoro e divertimento, combinato con la competitività. Il rispetto verso il compagno è il punto che deve essere presente per decreto in tutte le attività. E avendo questo, abbiamo già fatto molta strada.

Durante la tua carriera hai allenato in club con diversi livelli di “professionalizzazione”. C’è molta differenza nel calcio di base sotto questo aspetto?

C’è differenza: alla fine non si dispone dei mezzi né delle strutture interne che ha un club professionistico. Ciò che però dobbiamo promuovere è la professionalizzazione nel calcio di base. Per farlo, è necessario avere persone qualificate. Sono sicuro che ci siano, ma bisogna saperle valorizzare, cosa che, dal mio punto di vista, in molti casi non viene fatta.

Qual è la fase più importante per la formazione di un portiere in termini di fondamenti tecnici e tattici di base?

Tutte. Dalla fase dei prebenjamín fino alla categoria Juniores. La formazione non termina nemmeno dopo aver concluso le fasi menzionate in precedenza. Ogni fase ha il suo fascino. E vederli progredire è il premio più grande.

Adrián, e parlando di formazione: come ti definisci come allenatore? Come ti piace che siano i tuoi allenamenti nelle nostre tecnificazioni?

Esigente. Molto esigente, ma soprattutto con me stesso. Sfrutto il tempo al massimo, con passione e intensità. È molto dispendioso, ma alla fine della sessione è qualcosa che appaga (e molto). Alla fine bisogna adattarsi ai gruppi in base al livello, al modo di essere di ciascuno, ecc. Sono loro stessi a esprimere le esigenze: bisogna semplicemente saperle riconoscere.

Fútbol Emotion Academy per portieri, che coordini a Saragozza… com’è stato l’inizio della stagione?

Molto bello, come tutte. Gli inizi sono un ritrovarsi. E questo è una gioia. Quando la stagione finisce, te ne vai con una certa malinconia che nel calcio professionistico non si prova. Alla fine è una figura educativa, sia dal punto di vista sportivo sia personale. E questo lascia un segno in loro, in misura maggiore o minore. Quando li rivedi all’inizio della stagione, vedi come in così poco tempo siano maturati.

Perché consiglieresti ai giocatori di iscriversi a scuole di tecnificazione, clinic o campus come i nostri?

Più che consigliare, si tratta di poter vivere un’esperienza diversa. Il semplice fatto di conoscere compagni che condividono lo stesso ruolo e la stessa passione è già un privilegio. Da tutti si impara, ed è questo che non dobbiamo mai perdere: l’apprendimento condiviso. Per me, poter allenare una così grande diversità di allievi mi offre un apprendimento incalcolabile. Immagina per loro.

E per concludere, quale consiglio daresti a tutti quei bambini e bambine che leggeranno la tua intervista e che in questo momento stanno iniziando?

Che quando vanno ad allenarsi, sorridano.

Alla fine, quando vai ad allenarti con voglia, con entusiasmo e con un sorriso, impari.

E soprattutto, rendi più facile il lavoro della persona che hai davanti. Un allenatore, quando vede che si stanno divertendo, si diverte molto di più anche lui. È l’ingrediente chiave perché la ricetta ideale riesca. Grazie mille per il vostro lavoro, un abbraccio amici.